Trilogia della città di K.
Agota Kristof - Trilogia della città di K.
Einaudi
La parola esatta è agghiacciante.
Da una Grande Città sotto l'assedio e le bombe della seconda guerra mondiale, due bambini vengono accompagnati dalla loro mamma in una Piccola Città e portati dalla propria nonna. Tutto rientrerebbe apparentemente nella norma, se non fosse che la nonna è una vecchia megera avidissima e cattiva che costringerà i due bambini a crescere in un ambiente sporco, freddo e privo di qualsiasi sentimento che si possa avvicinare all'amore.
Li chiama figli di cagna, li costringe a lavorare duro, non si occupa della loro educazione, della loro pulizia e non gli compra mai dei vestiti, lasciandoli per anni con le robe che avevano addosso quando gli sono stati consegnati, nonostante la madre le spedisca dei soldi e dei vestiti nuovi.
Ma la forza del libro non sta solamente nella capacità che ha di stupire con la sua drammaticità e imprevedibilità, quello che lo rende assolutamente seducente è il ritmo perfetto che lo accompagna, un ritmo che fa venire la pelle d'oca. Rende l'idea quanto scritto da Giorgio Manganelli in quarta di copertina (Einaudi ed. Super ET) "...una prosa che ha l'andatura di una marionetta omicida".
Il libro come dicevo è di una drammaticità sconcertante. In un contesto opprimente e claustrofobico come quello in cui si ritrovano a vivere i due bambini, si sente di riflesso l'eco di tutto il dramma della seconda guerra mondiale, con tutte le sue follie e le meschinità possibili.
Ma il libro non smette di stupire. I bambini nonostante tutto crescono e diventano ogni giorno più furbi e intelligenti, tra mille fatiche riescono a superare gli ostacoli e le ingiustizie di cui sono vittime. Con una razionalità esasperata fino all'inverosimile riescono a crearsi degli schermi protettivi, sia fisici ma in particolare mentali, che li portano quasi ad assomigliare più a delle macchine che a degli esseri umani.
Ma le sorprese non sono ancora finite. Quando credi di aver capito come si sta muovendo il libro, piano piano tutte quelle poche certezze che credevi di avere acquisito crollano come un castello di carta. Inizi a capire che la storia non è come avevi creduto che fosse, fino a quando non prendi consapevolezza che tutto può essere il contrario di tutto.
Un libro nerissimo come pochi e assolutamente fuori dagli schemi classici.
Li chiama figli di cagna, li costringe a lavorare duro, non si occupa della loro educazione, della loro pulizia e non gli compra mai dei vestiti, lasciandoli per anni con le robe che avevano addosso quando gli sono stati consegnati, nonostante la madre le spedisca dei soldi e dei vestiti nuovi.
Ma la forza del libro non sta solamente nella capacità che ha di stupire con la sua drammaticità e imprevedibilità, quello che lo rende assolutamente seducente è il ritmo perfetto che lo accompagna, un ritmo che fa venire la pelle d'oca. Rende l'idea quanto scritto da Giorgio Manganelli in quarta di copertina (Einaudi ed. Super ET) "...una prosa che ha l'andatura di una marionetta omicida".
Il libro come dicevo è di una drammaticità sconcertante. In un contesto opprimente e claustrofobico come quello in cui si ritrovano a vivere i due bambini, si sente di riflesso l'eco di tutto il dramma della seconda guerra mondiale, con tutte le sue follie e le meschinità possibili.
Ma il libro non smette di stupire. I bambini nonostante tutto crescono e diventano ogni giorno più furbi e intelligenti, tra mille fatiche riescono a superare gli ostacoli e le ingiustizie di cui sono vittime. Con una razionalità esasperata fino all'inverosimile riescono a crearsi degli schermi protettivi, sia fisici ma in particolare mentali, che li portano quasi ad assomigliare più a delle macchine che a degli esseri umani.
Ma le sorprese non sono ancora finite. Quando credi di aver capito come si sta muovendo il libro, piano piano tutte quelle poche certezze che credevi di avere acquisito crollano come un castello di carta. Inizi a capire che la storia non è come avevi creduto che fosse, fino a quando non prendi consapevolezza che tutto può essere il contrario di tutto.
Un libro nerissimo come pochi e assolutamente fuori dagli schemi classici.
12 commenti:
Grazie per la recensione: giro un po' di tempo intorno a questo libro e non mi decido a comprarlo. Forse sta solo aspettando il momento adatto per imporsi alla mia attenzione... talvolta i libri lo fanno ;)
:)
Si, capita spesso di puntare un libro e di leggerlo solo dopo un bel po' di tempo... come dici tu spesso decidono loro quand'è il momento giusto!
Comunque te lo consiglio vivamente..
s
Adesso ho capito, vuoi essere stuzzicato!!!
Bella la recensione...
Bel libro, bellissimo ed inquietante. Da leggere, che aspettate????
@sikan: si, forse hai ragione, data la mia pigrizia ho bisogno di stimoli continui!
@phoebe: come darti torto... ;)
il libro - bellissimo, il mio preferito - uscì in una prima edizione con la Guanda, all'inizio delgi anni '90.
Era solo il primo tomo, si intitolava "Quello che resta", e già così era bello e agghiacciante.
il seguito, anni dopo, mi lasciò stupefatta.
Non sapevo ci fosse un'edizione precedente rispetto a quella odiderna, e non sapevo che fosse uscita a tomi separati.
Immagino lo stupore quando hai preso in mano la seconda e terza parte...!
:o
Enormemente deludente, dopo una prima parte intensa e affascinante.
Voler stupire a tutti i costi è da scrittore insicuro; volerlo fare senza il sufficiente spessore è tristissimo. Peccato.
Elsa
Non mi trovo d'accordo con te... comunque è bello dare voce alle proprie emozioni. Per me sono state positive per te evidentemente un po' meno! :-)
s
Sono quasi alla fine; e forse ho sbagliato periodo per leggere un libro di tale crudezza e intensità, fatto sta che ogni volta mi ci avvicino con timore...
sorprendente, crudo, agghiacciante, bella costruzione narrativa ... da leggere!
Si, decisamente un libro da consigliare..
;)
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