La mano sinistra del diavolo

Una volta letto potrò dire la mia. Intanto leggete la recenzione apparsa oggi su Milano Nera.
Nella distratta Milano ne succedono sempre di tutti i colori, oramai lo si sa, ma anche nella sonnecchiante Bassa padana non si scherza. Leggere per credere. Il ritrovamento di una mano mozzata nella cassetta postale di un pensionato un po’ fuori di testa dà il via al secondo romanzo noir di Paolo Roversi, un mantovano di nascita e milanese di adozione che con la penna e la carta ci sa fare e non poco. “La mano sinistra del diavolo” (Mursia) è una vicenda appassionante dalla prima all’ultima riga, una di quelle storie scritte in maniera così coinvolgente da farti dimenticare persino che, ogni tanto, arriva l’ora di mangiare o di dormire o di andare in bagno, una di quelle storie che, alla fine, ti lasciano con gli occhi che bruciano e il fuoco dentro, una di quelle storie che ti fanno ringraziare il Cielo di conoscere chi le ha scritte per potergli telefonare e dire quanto ti sono piaciute.
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